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I CINQUE MARTIRI DI VIA UDINE
†
Colloredo di Prato, 29 settembre 1944

Arrigo Zampieri
di anni 21 |

Blandina Zampieri
di anni 21 |

Teresa Vacchiani
di anni 57 |

Gino Zampieri
di anni 19 |

Elda Di Filippo
di anni 17 |
Piazza Cinque Martiri a Colloredo di Prato è un luogo al
quale gli abitanti della frazione e del Comune sono
particolarmente e dolorosamente legati.
A pochi metri dalla piazza, che allora si chiamava Piazza Maggiore o
Samaòn, il 29 settembre 1944, si consumò infatti l'evento più
drammatico del secolo scorso per la Comunità di Pasian di Prato:
l'eccidio di cinque persone da parte di forze nazi-fasciste.
Protagonista principale di questa tragica vicenda fu Gino Zampieri che, giovanissimo, all'indomani dell'armistizio dell'8
settembre 1943, messo - come tanti altri giovani - nella condizione
di dover scegliere tra il reclutamento nelle fila dei repubblichini
o il porsi al servizio dei tedeschi, rifiutò entrambe le alternative
aderendo senza esitazione alla Resistenza, dandosi alla macchia coi
garibaldini sulle colline intorno a Faedis.
Il giovane era solito tornare occasionalmente a Colloredo per fare
visita alla famiglia, e proprio questa sua abitudine, certo
imprudente per un clandestino, fu pagata a caro prezzo da lui stesso
e dai suoi cari.
Il paese di Colloredo, fin dall'agosto del 1944, era occupato da
truppe tedesche ed era presente in paese anche un piccolo
distaccamento di militi repubblichini: fu imposto il coprifuoco e
severi e feroci controlli per individuare e colpire chi fosse
sospettato di far parte o di collaborare con la lotta partigiana.
La sera del 29 settembre, mentre gran parte dei paesani erano in
chiesa per celebrare la ricorrenza del Santo Rosario, qualcuno
avvisò i fascisti che Gino Zampieri era venuto a trovare la madre
con la fidanzata, Elda Di Filippo, di appena 17 anni, a sua volta
partigiana, col nome di battaglia "Vera".
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Durante la cena nella modesta casa di Via Udine, i fascisti,
supportati da sessanta soldati tedeschi, irruppero in casa alla
ricerca del partigiano. Le testimonianze raccontano che Gino fu
avvisato da un amico pochi istanti prima dell'irruzione, e per
questo riuscì in un primo tempo a fuggire attraverso i cortili,
nascondendosi nella stalla della casa di fronte: lì fu individuato e
ferito.
Nel frattempo gli aggressori erano entrati nel cortile di casa; si
dice che il fratello Arrigo si fosse affacciato alla finestra
venendo subito colpito a morte; poi i militi entrarono nella cucina
freddando con ferocia la madre Teresa, la sorella Blandina, gemella
di Arrigo, e la fidanzata di Gino, Elda.
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la cucina in cui si svolse l'eccidio |
Gino, trasportato a forza in casa, ricevette il colpo di grazia al
petto (secondo altre testimonianze fu invece ucciso nel porcile in
cui si era rifugiato). Avrebbe compiuto vent'anni il giorno dopo e,
forse per questo, si era arrischiato a riabbracciare la madre e i
fratelli.
Testimoni dimoranti nello stesso cortile raccontarono che nelle ore
successive, e fino a notte fonda, si sentirono i lamenti strazianti
di Blandina agonizzante, ma tutti rimasero chiusi in casa
terrorizzati. Peraltro gli aggressori non consentirono per molte ore
di avvicinarsi alla casa, e solo il giorno dopo fu permesso a due
donne del paese di entrare nell'abitazione: il fratello di una di
queste, anni dopo, raccontò che la sorella aveva pietosamente pulito
i cadaveri, rientrando a casa sconvolta e sporca di sangue in modo
impressionante.
Alla strage si sottrasse solo il fratello Renato perché era in
chiesa (il padre Emilio e un altro fratello Olindo si trovavano da
anni in Argentina, mentre la sorella Odilla si trovava in un altro
paese essendosi sposata).
Alcuni ricordano che i fascisti,
dopo aver depredato l'abitazione di ogni suppellettile, avevano
intenzione di dare alle fiamme la casa insieme ai corpi delle
vittime. Solo l'intervento del parroco Don Pietro Sgoifo (1876-1947) evitò un gesto così estremo, in considerazione del pericolo
che un incendio avrebbe comportato anche per tutte le case vicine.
Dopo l'eccidio, la salma del partigiano Gino Zampieri rimase sotto
sequestro presso il Comando militare, mentre i corpi della madre,
dei fratelli e della fidanzata furono consegnati al parroco che,
dopo la benedizione in chiesa, li fece tumulare nel Cimitero di
Colloredo.
Alcuni giorni dopo anche il corpo di Gino fu sepolto
accanto ai suoi cari.
Ai Cinque Martiri fu poi dedicato un comune monumento funebre, sul
quale furono incise le seguenti parole:
"MANO ARMATA DALL'ODIO FRATRICIDA SPEZZÒ
LA VITA INNOCENTE DELLA MADRE, DEI FIGLI, DELL'OSPITE, DI TUTTO
INCONSCI, NELLA SERENITÀ DELLE PARETI
DOMESTICHE".
Il fratello Renato, scampato per caso alla morte e temendo che i
fascisti lo avrebbero cercato, si nascose in un primo tempo a
Martignacco e poi a Moruzzo, dove rimase fino alla Liberazione.
Successivamente rientrò nella casa di Via Udine dove rimase tuttavia
per poco tempo. Era una casa piena di fantasmi e Renato preferì
raggiungere il padre e il fratello in Argentina.
* * *
La tragica vicenda della famiglia Zampieri resta ancor oggi impressa
nel ricordo degli abitanti di Colloredo di Prato. Particolarmente
toccante il racconto di Beniamino Peressini (1925-2011), raccolta in
un video nel 2008. Questo interessante filmato ci è stato concesso
dall'autore, Gianni Antonutti, insieme alla testimonianza sui
medesimi fatti resa da Eliseo Del Forno.
Entrambi i filmati sono disponibili per la visione selezionando le
anteprime nella colonna a destra. |
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Fonti bio-bibliografiche:
- Franco Sguerzi - Colloredo di Prato, 1991, Campanotto
Editore
- Don Pietro Sgoifo, Libro storico della Parrocchia di Colloredo di
Prato,
- Alfredo D'Antoni - Un Ideale, una storia
(a cura di Mirella Zomero), 2012, Lithostampa
- Archivi anagrafici e dello Stato Civile del Comune di Pasian di
Prato
Si ringrazia la Sig.ra Rina Geatti, per
la preziosa collaborazione
Si ringrazia Gianni Antonutti per la disponibilità nella concessione
degli audiovisivi. |
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Immagini

La casa di Via Udine, com'è oggi

Arrigo e Blandina prima della tragedia

Il monumento funebre dei Cinque Martiri
nel Cimitero di Colloredo di Prato

Il ricordo di Beniamino Peressini

Il ricordo di Eliseo Del Forno |
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