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Luigi D'Antoni nacque a Colloredo il 23 marzo 1925 da Pietro e Bassi
Adalgisa.
Ancora piccolissimo perse il padre; gli anni successivi furono
particolarmente difficili per la famiglia D'Antoni - composta dalla
madre, dal fratello più grande Alfredo e dalla sorella più piccola
Vittoria.All'età di quindici anni, seguendo l'esempio del
fratello, Luigi trovò un'occupazione presso un'officina meccanica di
biciclette a Udine, il che gli permise di sostenere la famiglia
contribuendo a garantire una vita dignitosa ai suoi cari.
Solo un anno dopo decise tuttavia di lasciare questo lavoro per
andare volontario nella Marina militare, in quanto era stato ammesso
a frequentare la scuola motoristi navali nell'Isola di San Giorgio
a Venezia.
Dopo l'8 settembre 1943, assieme ai compagni della scuola, fu
condotto forzatamente dall'Isola di San Giorgio in Piazza San
Marco dove probabilmente i giovani sarebbero stati costretti ad
arruolarsi nella Repubblica di Salò. |
Luigi riuscì a sottrarsi e a fuggire per le calli di Venezia dove fu
aiutato da una famiglia a procurarsi abili civili raggiungendo la
stazione e il primo treno per Udine, per tornare a casa.
Con la firma dell'armistizio il Friuli era stato dichiarato
territorio sotto il controllo della Germania di Hitler e proprio il
comando tedesco emanò un proclama con il quale si ordinava a tutti i
giovani da 19 a 25 anni di presentarsi al distretto militare di
Udine per arruolarsi con i repubblichini, pena la deportazione.
Di fronte a questa imposizione i giovani furono costretti ad una
scelta drammatica: o obbedire all'ordine arrogante dei tedeschi o
entrare nella Resistenza. Luigi D'Antoni scelse senza esitazione di
entrare in clandestinità aderendo ai gruppi partigiani Garibaldini
che da molti mesi, già prima dell''8 settembre, si nascondevano
sulle montagne.
Poco tempo dopo anche il fratello Alfredo entrò a far parte dei
G.A.P., gruppi di azione patriottica, creati dal Partito Comunista
Italiano sul modello della Resistenza francese.
E proprio il fratello Alfredo, nel romanzo autobiografico "Un
ideale, una storia", ricorda con commozione una delle ultime visite
che il partigiano Luigi D'Antoni, detto Bulo, riusci a fare alla
famiglia, prima di rientrare alla macchia con i compagni di
battaglia: racconta il fratello: "Erano mesi che non sapevo
niente di lui. Vestiva una camicia leggera; ai piedi, pieni di
vesciche e sanguinanti, portava delle ciabatte in dotazione ai
piloti per ripararsi dal gelo delle grandi altitudini.
Il petto
magrissimo era viola dal freddo e i pidocchi uscivano da ogni parte
[...]. Quando mia madre rientrò, nel vedere suo figlio in quelle
condizioni sbiancò in volto. Di fronte a quella giovinezza consumata
dalla paura, dalle intemperie, dagli stenti, rimase muta. In
silenzio lo lavò, gli medicò i piedi".
Nelle settimane successive i Tedeschi,
approfittando delle difficoltà degli Alleati e del freddissimo
gennaio del 1945, sferrarono un feroce attacco alla Resistenza
partigiana nelle montagne del Friuli. |
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Luigi, durante una drammatica fuga sul Collio, fu arrestato dai
Tedeschi, insieme ai suoi compagni, e condotto nel carcere di Via
Spalato a Udine, dove i prigionieri furono processati e condannati a
morte.
I giorni successivi sono tra i più drammatici che la città di Udine
abbia vissuto durante il secolo scorso: il 7 febbraio i gappisti di
Udine attaccarono le prigioni liberando 73 persone tra partigiani,
sacerdoti e prigionieri alleati.
Luigi non fu liberato direttamente ma riuscì ugualmente a fuggire
prima dell'arrivo dei rinforzi tedeschi.
Durante l'azione, tuttavia, rimasero uccise due guardie. La
rappresaglia dei tedeschi fu tremenda: l'11 febbraio prelevarono dal
carcere 23 partigiani che furono fucilati contro il muro di cinta
del Cimitero di Udine, lasciando i loro corpi per ore alla vista
cittadini come feroce monito rivolto a chi avesse sostenuto la lotta
partigiana.
Nel frattempo Luigi aveva raggiunto un luogo relativamente sicuro
nella zona di Remanzacco, dove il fratello riuscì, con enorme
rischio, a portagli alcuni generi di conforto.
Ma a Udine le carneficine continuavano: il 9 aprile, altri 29
partigiani furono trucidati dai nazifascisti.
Il 1 maggio la città di Udine venne liberata dalle truppe alleate.
Il partigiano Luigi D'Antoni non fece tuttavia immediatamente
rientro a casa e, per questo, il fratello Alfredo partì alla sua
ricerca. Dopo alcuni giorni riuscì a ottenere sue notizie, purtroppo
drammatiche: Luigi, il 28 aprile, tre giorni dopo la Liberazione,
era stato dilaniato da da uno spezzone di bomba aerea a Farla di
Majano, sulla sponda del Canale Ledra, mentre con i suoi compagni
cercava di contrastare la ritirata dei Cosacchi e dei Tedeschi.
Trasportato all'Ospedale di San Daniele del Friuli e ivi
abbandonato, era morto il giorno successivo per le gravissime ferite
riportate. Aveva da poco compiuto vent'anni. Il suo corpo era stato
sepolto nel cimitero di San Daniele senza alcun segno di riconoscimento.
Alfredo, dopo aver appreso la terribile notizia, non rinunciò a
ritrovare l'amatissimo fratello, continuando le ricerche che lo
condussero - dopo una quindicina di giorni - ad individuare il luogo
dell'anonima sepoltura. Il recupero della bara e la successiva
tumulazione a Colloredo di Prato furono possibili solo grazie alla
quella disperata ricerca. E proprio lui dovette affrontare il dolore
di occuparsi personalmente della riesumazione. Il racconto di questa
terribile esperienza, fatto da Alfredo D'Antoni nel romanzo "Un
ideale, una storia", costituisce una commovente testimonianza di
affetto fraterno e un monito incancellabile contro la ferocia di
tutte le guerre. (Leggi il passo del romanzo)
A Luigi D'Antoni il Comune di Pasian di Prato ha dedicato la strada
del paese già nota come via Santa Maria, nella quale abitava, e
abita ancor oggi, la famiglia D'Antoni.
Il Suo corpo riposa nel Cimitero di
Colloredo di Prato, accanto a quello di
Silvio Del
Forno,
altro valoroso partigiano del paese, uniti in un unico monumento
funebre voluto dalle famiglie e dai compagni garibaldini.
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Fonti bio-bibliografiche:
- Famiglia D'Antoni
- Alfredo D'Antoni - Un Ideale, una storia
(a cura di Mirella Zomero), 2012, Lithostampa
- Franco Sguerzi - Colloredo di Prato, 1991, Campanotto
Editore
- Archivi anagrafici e dello Stato Civile del Comune di Pasian di
Prato |